Quasi tutti in Ruanda, più o mene direttamente, sono stati coinvolti nel genocidio del 1994 e oggi, quegli stessi adulti, sono chiamati a far crescere i loro piccoli. Ce la può fare una comunità di adulti che ha dovuto prendere atto di essere sopravvissuta ad una tragedia immane e che nonostante tutto deve continuare a vivere, ad accompagnare i piccoli di oggi a diventare grandi? Ce la possono fare questi adulti ad aiutare i bambini a costruire se stessi in modo armonico, in modo sano?
Ce la possono fare quegli adulti e quei giovani che si sono assunti il ruolo di educatori o di insegnanti o di operatori della salute, fisica e psicologica, a sostenere un ruolo così impegnativo, tenuto conto che essi stessi sono portatori di una importante sofferenza, più o meno consapevole?

La nostra risposta è sì. Se non li abbandoniamo, sì se continuiamo a tener loro la mano nel difficile percorso della loro crescita.